SU “VITA E PENSIERO”

La marcia su Roma afferma la politica della violenza

Foto AGF
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  • La marcia su Roma del 1922 segna l’avvento del fascismo, esito di una strategia violenta di occupazione del potere da parte di Mussolini. La debolezza della classe dirigente liberale e l’incapacità di socialisti e popolari di far fronte alla dittatura. Fu preceduta da anni di comportamenti illegali, di proclami minacciosi, di insurrezioni promesse.
  • Anni, soprattutto, di violenze: il numero di morti, feriti, vittime di aggressioni, persone minacciate è impressionante. Per non parlare di sedi politiche o istituzionali occupate, distrutte, bruciate, di manifestazioni interrotte, di persone terrorizzate, di cittadini umiliati.
  • Di questo progetto insurrezionale trattarono allora molti giornali e gli informatori ne dettero dettagliatamente notizia a polizia e carabinieri. Anche molti fascisti ne parlarono apertamente. Eppure non venne predisposto alcun piano per fermarli.

Nella storia italiana, nessuna data come il 28 ottobre 1922, giorno della marcia su Roma, merita la definizione di “giorno della vergogna”. Generalmente, questa espressione viene utilizzata per l’8 settembre 1943, giorno in cui fu annunciato l’armistizio con gli Alleati mentre il re Vittorio Emanuele III e il governo Badoglio fuggivano a Brindisi. Indubbiamente, l’8 settembre 1943 è stato un giorno molto triste per l’Italia, che evidenziò il totale fallimento della classe dirigente e la sua f

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