Le date delle elezioni per le regionali diventano uno strumento di battaglia politica. E fanno da apripista al cantiere della legge elettorale nazionale, in stand-by da settimane. Con un orizzonte simile per il centrodestra: piegare le necessità a proprio vantaggio.

Il caso delle regionali è paradigmatico. Nessun election day, come avvenuto nel settembre 2020, in pieno Covid. Al contrario: elezioni disseminate qua e là per quello che, come lo ha definito il deputato di Alleanza verdi-sinistra Angelo Bonelli, è «uno spezzatino elettorale», chiedendo – vanamente – una data unica per il voto. Viene preferito a uno stillicidio settimanale di elezioni . Alimentando il sospetto che le decisioni non siano casuali, ma frutto di uno studio a tavolino.

La prima tornata è quella delle Marche, il voto è fissato per il 28-29 settembre. E subito dopo ecco spuntata la Calabria, che dopo la firma del decreto di sabato, andrà il voto sette giorni dopo le Marche, il 5-6 ottobre. In questo secondo caso, la tempistica è orientata anche a sfruttare l’assenza di un candidato alla presidenza da parte del “campo largo”.

Di fatto Roberto Occhiuto è in corsa fin dal minuto dopo in cui ha annunciato le dimissioni da governatore, a differenza della coalizione avversaria alla ricerca, per forza molto rapida, di un nome da schierare. Ma tra meno di due mesi le urne saranno aperte.

Più in generale l’accelerazione verso il voto portare il centrodestra a creare l’hype positivo intorno alle regionali. Sono stati i presidenti uscenti a dettare i tempi, in base alle valutazioni che sembrano specifici calcoli. Le eventuali riconferme di Francesco Acquaroli, nelle Marche, contro Matteo Ricci, e di Occhiuto in Calabria, porterebbero la destra di Giorgia Meloni avanti con un sonoro due a zero. Arrivando alle successive tornate con relativa tranquillità.

In Toscana, quando le urne saranno aperte il 12-13 ottobre, l’appuntamento potrebbe avere un sapore più dolce, nonostante il candidato del centrosinistra, Eugenio Giani, sia dato in vantaggio sul sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi, uno dei preferiti del responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli. E si sa che i risultati creano un’influenza sull’opinione pubblico, il famoso “effetto”.

Premierato elettorale

Insomma, le restanti regioni, Campania, Puglia e Veneto, destinate al voto a novembre, definirebbero un quadro già delineato.

E nel frattempo l’attenzione della destra potrebbe spostarsi sulla modifica o la cancellazione della legge elettorale in vigore, il Rosatellum, individuando un nuovo sistema per arrivare alle prossime politiche. I canali con le opposizioni sono quelli in parlamento, l’aria che tira è di una decisione tutta interna alla destra.

Anche in questo caso è infatti al vaglio l’opzione preferita a Meloni, a dispetto addirittura della Lega di Matteo Salvini, a cui l’attuale legge non dispiace affatto.

La presenza dei collegi uninominali ha premiato i leghisti alle ultime elezioni e non vorrebbero rinunciare a cuor leggero. L’obiettivo è quello di un proporzionale, magari con un sostanzioso premio di maggioranza, che sarebbe un’anticipazione del premierato.

Una sorta di premierato nei fatti con la riapertura dell’eterno confronto sulle preferenze. Tutto, però, a misura di fiamma.

Perché FdI non vuole muovere una virgola senza soppesare pro e contro.

© Riproduzione riservata