La nave della missione umanitaria, con a bordo aiuti civili, è stata bloccata dall’Idf nella serata di sabato: l’abbordaggio è stato documentato con una diretta Instagram. I 21 membri dell’equipaggio, tra cui due italiani, sono stati portati in Israele e interrogati: «Sciopero della fame contro il genocidio e l’inazione dei governi del mondo». È la seconda imbarcazione fermata dopo la Madleen a giugno. Dieci attivisti hanno rifiutato l’espulsione e affronteranno un processo. Un italiano è già rientrato dopo l’espulsione
Il viaggio della Freedom Flotilla con la nave Handala, 37esima missione in 18 anni da parte della missione internazionale umanitaria, è stato bruscamente interrotto a meno di 50 miglia da Gaza. Poco dopo le 22.45 di sabato 26 luglio, infatti, i soldati della tredicesima brigata israeliana hanno abbordato l’imbarcazione e sono saliti a bordo con fucili d’assalto, ma l’equipaggio (proveniente da dieci paesi diversi e con due italiani, Antonio Mazzeo e Antonio La Piccirella) era già preparato. «Sappiamo che vogliono fermarci», ci ha raccontato poche ora prima Antonio Mazzeo, uno dei due italiani a bordo della Handala. Mazzeo, secondo fonti stampa, avrebbe accettato l’espulsione offerta dalle autorità israeliane.
Il carico della nave, stando alla Freedom Flotilla, era costituito esclusivamente da aiuti civili: latte in polvere per neonati, pannolini, cibo e medicinali, destinati a una popolazione, secondo le organizzazioni internazionali, colpita da una crisi umanitaria senza precedenti, una carestia sempre più grave e un collasso del sistema sanitario dovuto al blocco.
Che gli israeliani stessero arrivando lo ha annunciato nel pomeriggio di sabato, sul suo account X, anche la deputata francese Gabrielle Cathala, anche lei a bordo. «Le imbarcazioni dell’Idf si stanno avvicinando alla nave per rapirci illegalmente dalle acque internazionali», ha scritto. E infatti così è stato.
Abbordaggio in diretta instagram
Tutti i volontari, dunque, si sono fatti trovare sul ponte con indosso il giubbotto salvagente. «Un modo per non offrire alcun pretesto per l’uso della violenza», hanno spiegato gli attivisti. Intanto, quando gli israeliani si sono avvicinati alla Handala lo hanno visto tutti i 16mila spettatori che stavano seguendo la diretta della navigazione sull’account Instagram della ong e che, per lunghi minuti, hanno trattenuto il fiato.
Le immagini sfocate, tra il buio del Mediterraneo e le luci rosse dei fari di segnalazione, hanno mostrato una serie di movimenti bruschi. Fino a quando si è visto un soldato dell’Idf afferrare la telecamera. Gli schermi sono diventati bui, ma per alcuni minuti ancora si sono continuate a sentire voci e grida, come fossero in atto delle violenze.
Da quel momento, tutte le comunicazioni con la Flotilla si sono interrotte e solo dopo una quindicina di minuti un comunicato dell’Idf ha fatto sapere di aver sequestrato l'imbarcazione e arrestato tutti e 21 gli attivisti a bordo.
L’arresto, lo sciopero della fame e il possibile rimpatrio
«Sappiamo cosa fare in caso di arresto», avevano detto già nei giorni scorsi i membri dell’equipaggio. I membri della Freedom Flotilla, infatti, avevano già annunciato che, nel caso, avrebbero fatto tutti insieme lo sciopero della fame «per protestare contro Israele e il "genocidio" di Gaza e anche contro i governi del mondo, che hanno mancato di difendere il diritto internazionale e hanno abbandonato i palestinesi», hanno scritto gli attivisti sul profilo X.
Intorno alle 23 di sabato sera il ministero degli Esteri israeliano ha confermato che l'esercito ha «impedito alla nave di entrare illegalmente nella zona marittima della costa di Gaza», senza, però, dire cosa succederà all’equipaggio.
«Si tratta di un'azione illegale e violenta, compiuta in acque internazionali o comunque non soggette alla giurisdizione israeliana, che configura un grave atto di pirateria navale e violazione del diritto internazionale. A bordo di Handala si trovavano attivisti per i diritti umani, operatori umanitari, parlamentari e giornalisti provenienti da diversi Paesi del mondo. Le autorità israeliane li stanno detenendo illegalmente, in violazione della loro libertà personale e delle Convenzioni internazionali. Secondo la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos), nessuna forza militare ha il diritto di assalire un'imbarcazione civile in acque internazionali senza giustificazione legale, tanto più se essa è impegnata in una missione umanitaria», si legge in una nota di Freedom Flotilla.
Da quel momento, per ore non si sono avute altre notizie dell’equipaggio. Tutti gli attivisti a bordo della Handala sono stati prima portati in Israele, posti in stato di fermo e interrogati. Poi, in tarda mattinata, l’equipaggio è arrivato al porto di Ashdod, in Israele. A riferirlo la stessa organizzazione, che parla di «rapimento illegale» e riferisce che «i rappresentanti diplomatici e gli avvocati di Adalah sono attualmente presenti e in attesa di poter accedere all'equipaggio» e «tuttavia, al momento, l'accesso non è stato concesso».
Gli spagnoli Santiago Gonzalez Vallejo e Sergio Torbio hanno rifiutato l'espulsione offerta dalle autorità israeliane e finiranno davanti a un tribunale. Lo segnala il team legale dell'organizzazione arabo-israeliana Centro Adalah, che assiste i due attivisti. I due spagnoli con altri dieci attivisti della Flotilla si sono opposti alla deportazione con il rimpatrio nei paesi d'origine, che è stata invece accettata dall'italiano Antonio Mazzeo, dalla francese Gabrielle Cathala e dallo statunitense Jacob Berger. Altri due degli attivisti a bordo della Flotillaa per Gaza, gli ebreo-statunitensi Bob Suberi e Huwaida Arraf, sono stati trasferiti in uffici della polizia.
Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha parlato con il ministro israeliano Gideon Sa'ar, che ha indicato che la procedura prevede che i partecipanti alla manifestazione avranno due opzioni: firmare una dichiarazione per andare in aeroporto e lasciare subito il paese o venire fermati presso una struttura detentiva locale con rimpatrio forzato nei prossimi tre giorni.
Il racconto dell’equipaggio
«Sappiamo bene quel che facciamo», ha detto sabato sera Antonio Mazzeo, con cui Domani è rimasto in contatto fino a pochi minuti prima dell’abbordaggio israeliano. Già nel pomeriggio, Antonio, insieme all’altro italiano a bordo, Tony La Piccirella, ci ha raccontato di quel che stava capitando.
«Intorno alle 16.30 è iniziato il sorvolo di due droni israeliani», ha raccontato Antonio. «Uno l'abbiamo identificato tranquillamente, un Heron, che è un grande aereo utilizzato principalmente per le operazioni di intelligence, utilizzato in tutte le operazioni di guerra e purtroppo notissimo nella preparazione dei bombardamenti a Gaza. Il secondo drone era un Reaper, cioè un drone d’attacco che, però, ha incrociato soltanto una volta l'Handala. Al contrario, l’Heron ci ha sorvolato per almeno un'oretta prima rientrare. Ci è sembrata una modalità per dirci chiaramente: “Vi stiamo seguendo e vi stiamo monitorando”. In questo momento mi trovo a prua di vedetta e all'orizzonte non appare assolutamente nessun tipo di unità navale».
Intorno alle 20, infatti, la Flotilla ha ricevuto la notizia secondo cui il ministero della Difesa avrebbe dato mandato a un'unità navale presente nel porto di Haifa di raggiungere l’imbarcazione e portare la nave e i suoi 21 membri nel porto di Ashdod.
Prima che avvenisse l’abbordaggio dell’Idf, i membri della Handala hanno allertato i governi, le cancellerie e la stessa Unione europea. «Noi riteniamo di essere dalla parte giusta – ci ha detto ancora Antonio Mazzeo – e andiamo avanti, anche perché siamo consapevoli che a bordo dell'Handala non ci sono soltanto 21 attivisti internazionali, ma di fatto c'è veramente il sostegno del mondo intero. C'è veramente una trepidante attesa che venga rotto questo muro, questo embargo in violazione del diritto internazionale e del diritto umanitario che Israele ha realizzato da quasi 20 anni sulla pelle del popolo palestinese».
Quando i militari israeliani si sono avvicinati e mentre salivano a bordo armati fino ai denti, i membri della Freedom Flotilla hanno intonato “Bella ciao”. In quel momento le comunicazioni con Antonio Mazzeo e gli altri si erano da poco interrotte.
L’Handala è la seconda nave gestita dal gruppo a cui Israele ha impedito negli ultimi mesi di consegnare aiuti a Gaza: a giugno un'altra nave della Freedom Flotilla, la Madleen, era stata sequestrata dall'esercito israeliano. Fra le 12 persone a bordo, quella volta, c'era anche l'attivista ambientalista svedese Greta Thunberg.
© Riproduzione riservata



