Questo è il giorno in cui Emmanuel Macron presenta la presidenza di turno francese davanti agli europarlamentari riuniti a Strasburgo. La diretta è strutturata così: in testa il discorso, con la diretta video e i principali passaggi. A seguire, le reazioni d’aula, gruppo per gruppo. Poi le proteste degli ambientalisti che hanno “accolto” Macron a Strasburgo accusandolo di greenwashing. In coda, una scheda sulla presidenza francese con due approfondimenti tematici

Il discorso in diretta

Sia Ursula von der Leyen che Charles Michel non sono in aula per contatti con positivi al Covid. 

Macron comincia col ricordare David Sassoli e una Europa modello di equilibrio tra tradizione e progresso. «Durante la pandemia quest’Europa, tanto su vaccini quando sull’economia, ha saputo mantenere la rotta».

Il progetto europeo si incardina su tre grandi promesse: democrazia, nata sul nostro continente e qui reinventata e rivitalizzata, progresso condiviso da tutti, e pace. Queste promesse sono mantenute ma visti gli scossoni storici sono a rischio e vanno rifondate.

Il discorso – La democrazia in crisi

Siamo la generazione che riscopre la precarietà dello stato di diritto, dice Macron. Combatteremo per la democrazia liberale, per difendere i processi elettorali da minacce straniere, e con la Conferenza sul futuro dell’Europa. «Con la Germania porteremo avanti l’idea di iniziativa legislativa per l’Europarlamento» (applausi dall’aula). Anche l’indipendenza dei giudici è un punto richiamato dal presidente; l’allusione è in particolare alla situazione in Polonia, mai citata però esplicitamente. 

«Bisogna dialogare ma senza debolezza» per la tenuta dello stato di diritto. La rule of law non è certo un’invenzione di Bruxelles, dice il presidente. Lo stato di diritto è semmai il nostro tesoro e bisogna convincere chi si è allontanato da questo principio.

Il discorso – Diritti e diseguaglianze

Macron cita esplicitamente il diritto all’aborto. 

«Apriamo questo dibattito liberamente per dare nuova spinta al progetto politico comune». La solidarietà non è debolezza ma forza, e con la pandemia lo abbiamo visto. «Siamo stati i più aperti al mondo in fatto di esportazioni».

Serve un salario minimo decente per tutti. Servono diritti per i lavoratori delle piattaforme, donne nei quadri dirigenti.

Durante questo semestre abbiamo la possibilità di mettere a segno questi progetti, e lo faremo.

La musica di Chopin e i testi di Pessoa, i nostri caffè, il nostro modo di vita europeo sono inimitabili. Continuiamo a promuovere la civilizzazione europea, la cultura rispettata, nel rispetto dell’identità di ciascuno. Storici e intellettuali, insieme, contribuiranno a fare dell’Europa una potenza culturale ed educativa fiera di sé.

Il progresso come cardine europeo è messo a rischio dalle attuali diseguaglianze.

Il discorso – Verde, digitale e “campioni”

Macron, accolto da proteste ambientaliste per il suo greenwashing su nucleare e gas (vedi il paragrafo dedicato della diretta), parla di clima e lotta per la biodiversità e contro il cambiamento climatico. «Siamo una grande potenza marittima e anche in quell’ambito abbiamo risorse di biodiversità da difendere».  Quanto alla strategia digitale, il piano di Macron è anzitutto sostenere le imprese europee (meglio se francesi): ancora una volta parla di «campioni industriali». Serve una Europa che li finanzi e semplifichi le sue regole per battezzare un mercato domestico adeguato. Gli attori digitali vanno sostenuti anche per difendere la nostra privacy.

Il discorso – Frontiere dure e investimenti militari

Per non subire le scelte degli altri, bisogna controllare le frontiere, dice Macron. E con questo torna su due cavalli di battaglia: frontiere e difesa. Da una parte c’è la lotta all’immigrazione irregolare, sulla quale il presidente ha assorbito la retorica della destra sovranista francese, e il suo piano di riforma di Schengen; mentre l’agenzia Frontex è travolta dagli scandali, la Francia invece ne ha sempre difeso l’espansione. E poi c’è la difesa comune, tema caro anche ai colossi dell’industria militare francese (e italiana).

«Porteremo sul tavolo la riforma dello spazio Schengen, che è condizione libera circolazione. Serve la inviolabilità delle frontiere e una forza intergovernativa di intervento rapido». La «lotta a immigrazione irregolare».

Il discorso – I vicini di casa Ue

Macron definisce l’Ue una «puissance d’équilibre», potenza di equilibrio. Le sue prime parole vanno al continente africano, verso il quale la Francia continua ad avere mire strategiche dirette, ma che qui assumono scala europea. Macron parla di  «nuova alleanza con il continente africano» e allude al summit di partenariato che si terrà a breve, al «new deal economico» con la Francia e a un’agenda di sicurezza per l’Africa in funzione antiterrorista.

Poi il presidente passa alla situazione nei Balcani occidentali.

«Non possiamo ignorare i Balcani occidentali, che sono al cuore dell’Europa, portano cicatrici e mettono alla prova pace e unione. Bisogna dare prospettive sincere di adesione, per respingere progetti destabilizzazione straniera e per dare tempi ragionevoli. Bisogna modernizzare la procedura di negoziazione.La conferenza sul futuro europa va seguita da una conferenza sui Balcani».

Ritrovare la fiducia con Londra è anche un tema che Macron cita, e che riguarda direttamente la Francia, con il canale della Manica (e Brexit) che la separa dal Regno Unito.

Il discorso – Nato, Ucraina, Russia

Nel suo discorso Macron dice che, assieme a Berlino, intende proseguire coi colloqui nel formato Normandia. Parla inoltre di individuare una strategia comune in Ue, da condividere poi con gli alleati Nato, e quindi con la Russia.

Le reazioni dell’aula – I popolari e «i fatti»

Manfred Weber, presidente del gruppo popolare, comincia con gli elogi, e del resto il Ppe ha appena concluso l’accordo di metà mandato coi liberali di Renew e quindi indirettamente con Macron. «Saremo in buone mani: politiche industriali, conferenza sul cancro, le priorità che condividiamo». Ma c’è anche un affondo: «Basta parole, servono azioni».

«Belle le sue parole nel 2018 e belle oggi, ma negli scorsi 5 anni davvero l’Europa è stata più sovrana? Possiamo sbrigarci? Putin ci minaccia, vuol andare a guerra con Ucraina e coi suoi oligarchi costruire un impero, bisogna fermare l’escalation militare, Nord Stream 2 va fermato se ciò avviene, secondo me. E cosa fa il Consiglio europeo su questo? Chi dirà basta all’unanimità su questioni estere? E sullo stato di diritto, sulla procedura dell’articolo 7, dall’Ungheria alla Polonia, bè non pare che sia neppure sul tavolo del Consiglio. Non siete pronti a parlarne? Siete obbligati a votare sull’articolo 7 eppure niente. Il Consiglio non porta a segno il punto. Servono azioni».

«Ci sono sempre più divisioni nelle democrazie occidentali e il punto è come tenere unite le nostre società. Su clima, parliamo di povertà energetica, perché sarà un punto, e se non lo affrontiamo nel Green Deal ci saranno altri populismi». 

Le reazioni dell’aula – I socialdemocratici e l’Ue sociale

La presidente dei socialdemocratici Iratxe García Pérez parte dai passi in avanti aveva promesso Europa pienamente sovrana e libera, padrona dei propri destini. Ma può esserlo solo se eradica diseguaglianze e povertà: serve un’Europa sociale che freni gli istinti populisti. Chiudiamo le riforme su salario minimo, lavoratori delle piattaforme, pensiamo al reddito minimo e al fondo di transizione per il clima. Bisogna appoggiare la direttiva che ridurrà il gap salariale tra donne e uomini. 

Sullo stato di diritto: bisogna applicare il meccanismo di condizionalità e non dare il via libera ai fondi di ristoro finché i paesi che violano lo stato di diritto non cambiano attitudine. 

La proposta della commissione su nucleare e gas non può indebolire la nostra leadership sulle rinnovabili, la Francia deve applicare una leadership vigorosa: abbiamo l’indebitamento comune, ora non possiamo soffocare la crescita. Serve una riforma delle norme fiscali che consenta investimenti pubblici, ad esempio su transizione climatica e digitale. La crisi dei sottomarini e l’esodo dall’Afghanistan ci suggeriscono di essere autonomi ma non vuol dire essere disumani: sulla migrazione serve un approccio umano, rispettoso dei diritti. Non saranno le sue abilità oratorie ma le sue azioni a contraddistinguere la sua presidenza. Il senso di appartenenza, di cui lei parla a fine discorso, deve essere popolare: il punto non è tanto la bandiera ammainata sull’arco di Trionfo ma che i cittadini si commuovano davanti ad essa. Dobbiamo unire le persone e non gi stati, come ci ha insegnato Jean Monnet.

Le reazioni dell’aula – Il gruppo di Macron

Stéphane Séjourné per i liberali di Renew, di cui fa parte il partito di Macron, dà una stoccata a Weber: «Siete voi che avete avuto cinque anni di responsabilità, adesso volete più fatti e meno parole». Parla di sovranità europea, urgente di fronte alle potenze straniere, e di stato di diritto. «Lei dà la rotta presidente». Poi allude anche al pacchetto legislativo sul digitale, e a rivedere il diritto di asilo. Renew propone due iniziative: un «patto Simone Weil» perché gli stati membri si muovano per la riduzione dei divari di genere e contro la violenza sulle donne, e una piattaforma rivolta ai giovani per lavoro e tirocini. «Ci batteremo per una Europa verde, libera, pienamente sovrana e questa presidenza sarà dirimente».

Le reazioni dell’aula – Lo sfidante (verde) all’Eliseo

La presa di posizione dei verdi è affidata, non per caso, all’eurodeputato francese Yannick Jadot: è anche il candidato verde alla presidenza della Repubblica in Francia, da quando ha vinto le primarie ecologiste.

Bel discorso, dice Jadot: c’era persino il clima. Peccato che Macron sia presidente da 5 anni, e si possa quindi metterlo alla prova dei fatti, sia a livello nazionale che su scala europea.

I cambiamenti climatici ci scuotono nel profondo. Se l’Europa lo decide ha un’opportunità per dare significato alla nostra economia,innovare, costruire una società giusta e democratica: è la via che noi ecologisti abbiamo scelto. «Lei, Macron, invece ha scelto l’alleanza climaticida con Polonia e Ungheria: promuove il gas per salvare un nucleare condannato al fallimento, e sacrificate un tesoro, l’ambizione climatica dell’Europa». Resterà nella storia come il presidente dell’inazione climatica: in fondo siete un climato-arrangeant, cioè un accomodante pronto al compromesso, preferite siglare armistizi con le lobby piuttosto che andare all’affondo regolamentandole. (Qui comincia a partire qualche “buh” dall’aula).

Jadot rimprovera a Macron anche l’accordo di investimenti con la Cina, stretto in noncuranza dei diritti. Poi va sul tema migrazioni: «Merkel ha dimostrato coraggio sull’accoglienza dei rifugiati siriani». Oggi i migranti muoiono, una giovane curda è da poco morta e voleva solo vivere e amare: lei, Macron, a Calais ogni giorno condanna speranze. Invece di pensare al “grand replacement” (citazione di Zemmour, ndr) e di inseguire queste fantasie, pensi alla realtà scientifica del “grand rechauffement” (surriscaldamento climatico). Sul diritto all’aborto saremo sempre diversi da voi liberali, socialisti e popolari (l’allusione è all’accordo per l’elezione dell’antiabortista Metsola a presidente dell’Europarlamento).

La contro-reazione di socialisti e liberali contro il verde

La presidente socialista Iratxe García Pérez interviene con un richiamo al regolamento per esprimere indignazione verso il discorso di Yannick Jadot e dunque supportare di fatto Macron. «Chiedo di essere rispettosi per il dibattito: tutti avremmo opportunità di fare campagna». L’accusa a Jadot è di aver usato il suo discorso per fare campagna elettorale in Francia «mentre qui ci vuole rispetto per l’Europa». Chiaramente la stessa obiezione potrebbe essere rivolta a Macron stesso, che però trova spalla nei socialisti e ovviamente anche nel suo gruppo: Sejourné di Renew fa richiamo al regolamento sullo stesso tema; «I verdi trasformano questo emiciclo in assemblea nazionale». Popolari, socialisti e liberali hanno da poco siglato insieme un accordo di metà mandato. «Farò rispettare la dignità dell’aula», sottolinea Metsola.

Le reazioni – I sovranisti di Le Pen

Per Identità e democrazia, il gruppo sovranista dove siedono sia la Lega che il Rassemblement National, interviene l’eurodeputato Jordan Bardella, rappresentante di primo piano del partito di Marine Le Pen. Comincia dicendo di voler «salvare» le nazioni d’Europa e accusa gli altri, Macron in testa, di voler cancellarle. Accusa Macron di aver trasformato l’Europa nella corte di Washington, la sussidiaria di Pechino, di Erdogan, e l’hotel dell’Africa. Dice che il patto sull’immigrazione voluto da Macron è un «colpo» giuridico e sui migranti il presidente vuol insomma togliere competenze agli stati. Dice che il deficit economico è nulla in confronto a quello demografico, parla di «sostituzione» (etnica) e fa riferimenti islamofobi («l’Europa si sveglierà col canto dei muezzin»). Chiude parlando di una rielezione da evitare; ma di fronte a questi espliciti riferimenti alla campagna nazionale nessuno dagli altri gruppi stavolta obietta.

Le reazioni – I conservatori e il «confronto nel merito»

Il copresidente del gruppo dei conservatori, Raffaele Fitto, che viene da Fratelli d’Italia e che ha guidato i negoziati di metà mandato, propone ora di proseguire un «confronto di merito» anche sul semestre di presidenza francese, a partire dallo stato di diritto («no alla lotta ideologica o contro qualcuno, ma capire se i dossier giustificano le scelte») fino alla gestione dei flussi migratori.

Le reazioni – La sinistra

Interviene la presidente del gruppo della sinistra, la francese Manon Aubry (la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon). Lei, Macron, «campione dell’Europa che protegge», «perché ritarda la direttiva sui lavoratori della piattaforma? Sostiene le donne quando sostiene una antiabortista alla presidenza di quest’aula? Perché discute con la Polonia che vuol disporre del corpo delle donne? Protegge l’ambiente quando sostiene il nucleare? Protegge lo stato di diritto quando va in visita al premier ungherese e ci patteggia? Lei in realtà sostiene le multinazionali e i miliardari. Il suo bilancio europeo non è che arroganza e impotenza. Lei è in campione di compromessi e discorsi ambigui». Basta al dogma securitario e dell’austerity, dice Aubry.

Il richiamo di Metsola dopo la sinistra

«Non è un dibattito nazionale, stiamo parlando del semestre francese, ve lo ricordo, rispettate l’aula», dice Roberta Metsola nel segnalare a Aubry la fine del suo tempo di parola.

La replica di Macron all’aula

«Condivido l’appello all’azione di Weber», dice Macron. Sulla sovranità europea, va difeso quel che è stato fatto negli ultimi anni, con la difesa comune e sul piano tecnologico. Ora stiamo per ribattezzare un’agenda di sovranità tecnologica, con un mercato comune capace anche di offerta. Abbiamo comprato insieme i vaccini e non avrei potuto organizzare la campagna di vaccinazione in Francia senza l’Europa. Questa, è la sovranità. Lo stesso piano di ristoro è prova di sovranità europea. Sulla Russia, io e Merkel avevamo spinto per dialogo ma non c’è stato altrettanto sforzo dall’altra parte; abbiamo una politica di sanzioni ma non basta, serve un nuovo ordine di sicurezza e stabilità. Dobbiamo renderci indipendenti dalla Russia, altrimenti saremo vulnerabili, dice Macron che si riferisce all’energia: a «importazioni di petrolio e gas»; la strategia climatica viene anche di conseguenza a questo.

Su Europa e diritti

Su stato di diritto e valori, so che vi siete battuti per il meccanismo di condizionalità, e quando sarà finito il vaglio della Corte di giustizia europea, la Commissione lo applicherà. Poi c’è la procedura legata all’articolo 7, va avanti, ci saranno audizioni al Consiglio europeo, a febbraio con Polonia, a marzo con Ungheria. Cetro, bisogna procedere, ma il punto – come ha cercato di fare la Commissione nelle ultime settimane con la Polonia – non è accettare che certi paesi lascino l’Ue perché non rispettano un procedimento, ma anche un’opera di convincimento. 

Stiamo usando il Recovery per il clima, le cose vanno avanti – così Macron risponde a Jadot e a tutti – e bisogna restare uniti, replica il presidente. Alla presidente socialista risponde rassicurando sui temi del lavoro da lei sollevati, e sulla bandiera europea commenta che certo, l’idea dell’arco di Trionfo non ha trovato consenso da tutti, ma a me «la bandiera Ue rende sempre orgoglioso».

La direttiva sul migliore equilibrio uomo-donna nei consigli di amministrazione avrà una accelerazione grazie anche al cambio di governo in Germania. Lavoreremo anche alla direttiva contro la violenza e continueremo a promuovere l’adesione alla convenzione di Istanbul che ancora crea reticenza tra alcuni stati membri.

Sposo l’idea di un servizio civile europeo, di aumentare il bilancio dell’Erasmus ed estenderlo all’apprendistato. Colgo l’idea dei liberali di un patto Simone Weil: sarà sostenuta, la difenderemo al Consiglio e faremo sì che tutti gli stati vi aderiscano.

«Sull’immigrazione condivido la politica di umanità, per Calais abbiamo centri permanenti di accoglienza e ogni settimana centinaia di uomini e donne non vogliono andare in quei centri e questo crea condizioni di insicurezza, ma c’è un impegno sincero di tutti. I britannici devono cambiare atteggiamento sulla questione migratoria».

Su tassonomia, gas e nucleare

Sulla tassonomia, dice a Jadot, perché si stupisce di accordi con Polonia e Ungheria su temi energetici? Anche se c’è uno screzio su alcuni principi si va avanti su altri, sennò l’Europa si blocca, e che Europa sarebbe? «La Francia non difende il gas, noi non ne abbiamo bisogno, ma la realtà scientifica è che non possiamo al momento sostituire forme di produzione di elettricità non intermittenti con forme intermittenti, dunque non siamo in grado di sostituire ora carbone gas e nucleare. Il carbone è il più inquinante, a seguire il cas, e se un paese deve allontanarsi dal carbone va appoggiata la transizione al gas. Il nucleare ha basse emissioni, perciò il testo della Commissione è un buon testo: poggia su considerazioni scientifiche.

Sulle disuguaglianze vaccinali

Macron dice che serve una strategia produttiva per vaccini in Africa in vista di varie ondate e crisi. «Su questo è nato il dibattito sulla liberazione dei brevetti. La Francia era favorevole ma è facile per noi: non deteniamo noi i brevetti. Potrei puntare il dito sui vicini che ci hanno aiutati a vaccinarci… Bisogna derogare alla proprietà intellettuale? No. Il brevetto è la giusta remunerazione. Dobbiamo invece far sì che la proprietà intellettuale non sia un freno alla creazione di questa capacità produttiva. E oggi non è così. Il dibattito non è efficace: serve il trasferimento tecnologico, bisogna creare le capacità, al momento non abbiamo ad esempio in Francia capacità produttiva a mRna, «l’ostacolo non è il brevetto». Dobbiamo aiutare l’Africa, dice, finanziando strutture, creando partenariati e trasferimento tecnologico: è su questo che dobbiamo accelerare. L’Ue metta pressione su Big Pharma per accelerare questo trasferimento. «L’Europa è il continente che ha fatto di più», la Commissione si è recata in Africa a tal fine. «Spero che la proposta che arriveremo a fare nelle prossime settimane, come Ue e Africa, nel summit apposito, è una proposta congiunta: proporremo che ogni volta che si crea la capacità produttiva, si sollevino i vincoli per sviluppare queste capacità in Africa». Entro la fine di febbraio, al summit porteremo proposta comune di licenza globale per difendere questa agenda. 

La conferenza stampa senza domande

Mentre alcuni colleghi uscivano dalla sala stampa in segno di protesta, anche le organizzazioni di giornalisti hanno condannato l’episodio.

Un video mostra le reazioni di Macron quando i giornalisti in corridoio tentano comunque di fargli domande.

Proteste contro il “greenwashing” di Macron

(Fuori dall'Europarlamento la protesta contro Macron e il "greenwashing" della tassonomia. Foto Greenpeace)

Davanti all’Europarlamento, gli attivisti, tra i quali l’organizzazione Greenpeace, hanno fatto una azione dimostrativa per denunciare il “greenwashing” di Macron relativo alla tassonomia.

(Proteste contro nucleare e gas "verdi" a Strasburgo)

Mentre eurodeputati e giornalisti si assiepavano verso l’Europarlamento, alle 10 nella place Klèber di Strasburgo si radunavano ambientalisti ed eurodeputati ecologisti per protestare contro Macron e il suo «greenwashing su gas e nucleare». I verdi, in particolare quelli francesi, che schierano l’eurodeputato Yannick Jadot come competitor per le presidenziali, sono particolarmente agguerriti sul tema; l’eurodeputata ecologista francese Michèle Rivasi era alla protesta anti-nucleare. 

(La verde Rivasi alla protesta a Strasburgo)

Il riferimento è al ruolo della Francia come capofila di un gruppo di paesi, sia pro nucleare che pro gas, che hanno spinto perché la Commissione considerasse gas e nucleare “green” nella tassonomia.

Sul ruolo della Francia in questa direzione puoi leggere questo approfondimento.

Le pressioni dei governi hanno effettivamente avuto effetto, perché la Commissione nella tassonomia ha agito nella direzione da loro auspicata. Trovi i dettagli qui.

La scheda sulla presidenza francese

Che presidenza di turno sarà quella francese? Certo è che coinciderà con la campagna elettorale di una Francia che ad aprile sceglie il suo presidente. Quindi per Macron si tratta di una leva importante per tentare di restare l’inquilino dell’Eliseo.

Slancio europeo ma per ambizioni nazionali

Macron fa l’europeista in Francia e il nazionalista in Europa. La presidenza di turno in Ue è per lui la leva da usare in patria per rimanere saldo all’Eliseo, mentre in sede europea persegue gli interessi francesi. 

La sua strategia per le presidenziali 2022 è posizionarsi come europeista quanto basta per differenziare la sua offerta politica da quella più destrorsa, ma schiacciare la sua visione di Europa sugli interessi nazionali in modo da sedurre gli elettori sensibili a argomenti sovranisti.

Il risultato è lo slogan «Europa sovrana», che tiene insieme federalismo europeo e sogni di grandezza nazionali, non senza contraddizioni. A meno che non si faccia coincidere l’Europa con gli interessi francesi, cosa che Macron sta facendo: linea pragmatica con la Polonia, grandi interessi industriali francesi in campo.

Per saperne di più leggi tutto l’approfondimento sul tema.

Gli sponsor e gli interessi privati in campo

La specificità di questa presidenza di turno sta anche nel rapporto intenso con gli interessi privati.

Gennaio 2022 è lo spartiacque. Non è solo il momento in cui la Francia assume la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue. È anche il punto della storia in cui il fenomeno della “presidenza sponsorizzata” è elevato a potenza.

Da un ventennio ogni governo arriva alla presidenza di turno Ue con gli sponsor, spesso nemici del clima e sempre con interessi al seguito. L’Italia di Renzi nel 2014 entrava nel suo semestre con la flotta Fiat, Parigi con Emmanuel Macron ha Stellantis e Renault.

Ma oltre alle portiere delle auto, Macron porta con sé anche le porte girevoli, gli incontri con le lobby, gli interessi dei “campioni industriali” francesi. Una corposa gamma di conflitti di interesse. Con l’Eliseo gli interessi delle lobby entrano nel cuore della politica europea.

Per saperne di più leggi tutto l’approfondimento sul tema.

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