Forza Italia ci è andata vicinissima, con il 9,7 per cento, ma non è arrivata alla sperata doppia cifra. Il partito di Antonio Tajani, tuttavia, ha molto di cui esultare.

Il risultato, infatti, permette a FI di diventare il secondo partito della coalizione di centrodestra (anche se va considerato che dentro è confluito Noi Moderati, che alle politiche aveva preso l’1 per cento), superando l’alleato leghista e insidiando addirittura il Movimento 5 Stelle come terzo partito italiano.

Tajani ha un altro motivo per gioire: gli azzurri sono la forza italiana nel Partito popolare europeo, che con 184 seggi (in leggero miglioramento con 8 posti in più conquistati rispetto al 2019) rimane la principale forza dell’Europarlamento.

In altri termini, il partito di Silvio Berlusconi non solo non si è liquefatto dopo la morte del fondatore, ma diventa l’interlocutore privilegiato della premier Giorgia Meloni sia nella dinamica interna al governo che con riferimento alla futura composizione della Commissione europea.

«È stato fatto un miracolo, è un risultato straordinario. Abbiamo fatto le scelte giuste e gli elettori ci hanno premiato. A un anno dalla scomparsa di Silvio Berlusconi gli abbiamo dimostrato che c'è una classe dirigente, che lui ha creato, in grado di ottenere buoni risultati», è stato il commento del vicepremier.

In termini assoluti, le europee hanno portato a FI 2,2 milioni di voti: esattamente gli stessi delle politiche, dove però l’astensionismo era inferiore. Anche questa è una conferma non scontata, visto che la Lega ha perso circa 400mila voti rispetto al 2022.

I candidati

Il segretario Antonio Tajani, poi, ha retto il colpo anche rispetto alla tenuta interna del partito. Candidato in tutte le circoscrizioni, il nome che rischiava di offuscarne l’ottimo risultato era quello dell’ex sindaca di Milano, Letizia Moratti: l’unica in grado di metterne in discussione la leadership.

Invece, Tajani ha ottenuto un ottimo risultato individuale, ipotecando così la tranquillità nei rapporti di forza con il suo stato maggiore di partito.

Nel collegio Nord-Ovest, infatti, Tajani è stato di gran lunga il più votato della lista con oltre 100mila preferenze, mentre Moratti si è fermata a 37 mila, nonostante una campagna elettorale in grande stile e senza lesinare risorse.

Tuttavia – magra consolazione per la Lega – la profezia di Matteo Salvini si è avverata. Tajani, con 380mila preferenze in tutti i collegi, è stato superato dal generale Roberto Vannacci che ha fatto il pieno con oltre 500mila voti.

Il duello nelle Isole

A fronte del 20 per cento di voti totali nel collegio, l’unica scommessa persa di Tajani ha riguardato proprio il collegio insulare: la capolista Caterina Chinnici, figlia del magistrato ucciso dalla mafia e transitata dal Pd a cui lo stesso segretario ha lasciato il posto in lista, si è classificata solo terza con 90mila preferenze (nel 2019 con il Pd era arrivata a 112mila). 

Il cambio di casacca non ha convinto gli elettori, ma dovrebbero comunque bastarle per venire eletta.

Mr Preferenze, invece, si è confermato Edy Tamaio, assessore alle Attività produttive e molto vicino al governatore Renato Schifani, che si è aggiudicato il duello col collega di giunta e di partito Falcone, delfino di Maurizio Gasparri in Sicilia: «Questo successo è il frutto del duro lavoro, della dedizione e del sostegno dei nostri elettori».

Forza meridionale

L’altro dato che emerge dal voto europeo è che Forza Italia si conferma forza meridionalista, segno che la chiusura della campagna elettorale a Napoli ha pesato correttamente dove si trova oggi il cuore del partito.

L’exploit si ha nel collegio Isole – il più piccolo e dove la Sicilia la fa da padrone – dove FI è addirittura il secondo partito in numeri assoluti con il 20 per cento dei consensi e appena un punto sotto Fratelli d’Italia. Subito dopo viene il collegio Sud, dove FI supera il 10 per cento.

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