Un vero exploit. I risultati di domenica sera hanno decisamente collocato dal lato dei vincitori Verdi e sinistra italiana. Un risultato ottimo, quello del 6,6 per cento, che permette alla formazione di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di mandare in Europa ben sei europarlamentari che si divideranno tra Left e Verdi. Due gruppi parlamentari differenti, anche se la prospettiva rosso-verde a livello nazionale e separata in ambito europeo non è una novità, come dimostra l’esempio di Sumar in Spagna.

La cifra della campagna di Avs è stata la personalizzazione della campagna elettorale con volti come Ilaria Salis, Mimmo Lucano e Ignazio Marino. Scelte che hanno pagato pescando voti dall’astensionismo e nel bacino del Movimento 5 stelle, ma anche grazie allo zoccolo duro di un elettorato pacifista che, nell’ampio ventaglio di offerte che hanno fatto della pace la loro priorità in campagna elettorale, ha scelto Avs.

Anche a scapito delle proposte concorrenti di Michele Santoro, Giuseppe Conte e Matteo Salvini. Che in realtà in campagna elettorale hanno insistito molto di più sulla pace di quanto non abbia fatto Avs. Il più plateale è stato l’ex premier, che durante le sue serate a teatro non esitava a mandare in onda filmati che raccontavano le guerre in corso per scioccare il suo pubblico e dare corpo alla sua profezia. «Ci stanno portando sull’orlo della Terza guerra mondiale», ha ripetuto senza soluzione di continuità negli ultimi giorni precedenti al voto.

Anche inserire l’hashtag “pace” nel logo del Movimento non sembra aver fatto la differenza, a giudicare dal risicato risultato del partito di Conte. Peggio ancora ha fatto Santoro: Pace, terra e dignità si è fermata al 2,2 per cento, sotto la soglia di sbarramento, nonostante la chiusura della campagna elettorale ad Assisi, la disponibilità a esplorare la via di una soluzione diplomatica proposta da Vladimir Putin e le candidature di volti che potevano attrarre voti di quel bacino, come quello di Vauro Senesi.

Un capitolo a parte quello della Lega, che pur provando a tenere le distanze dai vecchi alleati del partito di Putin, Russia Unita, ha cercato di scartare rispetto ai cugini-rivali di Fratelli d’Italia anche puntando sulla pace e su una maggiore disponibilità alla trattativa nel conflitto ucraino.

Salvini nelle ultime settimane ha anche contribuito ad alzare i toni, arrivando a definire Emmanuel Macron un «bombarolo» e giurando al suo elettorato che mai nessun italiano andrà a combattere sul fronte ucraino né armi italiane saranno mai usate per colpire obiettivi in territorio russo. Vero è che la Lega attinge a un bacino elettorale diverso rispetto alle forze pacifiste di centrosinistra, ma a giudicare dal risultato devastante del partito di Salvini sembra che anche accompagnare i comizi del partito con pezzi pacifisti come Blowing in the wind e Give peace a chance non sia bastato a catalizzare il voto pacifista.

Le carte di Avs

A fare la differenza, nel caso di Avs, potrebbe essere stata proprio la scarsa enfasi che il partito ha posto sul tema, aprendosi anche ad altre istanze, come ambientalismo, diritti e lavoro. «Da quel punto di vista noi siamo sempre stati credibili, abbiamo votato contro gli invii di armi in Ucraina fin dal primo decreto» dice Elisabetta Piccolotti, deputata di Avs. «Con questa garanzia alle spalle ci siamo potuti caratterizzare su altri temi».

E poi, la scelta di privilegiare l’attenzione sul conflitto in Palestina. «Ci sembrava che la questione palestinese avesse una centralità diversa, magari altri si sono voluti esprimere su questioni geopolitiche più complesse», continua Piccolotti. Avs ha anche messo in lista una candidata palestinese, Sousan Fatayer, che ha raccolto 23mila preferenze. Una serie di prese di posizione che in un clima di protesta universitaria contro l’operazione militare di Israele nella Striscia di Gaza sono piaciute ai fuorisede: tra chi studia lontano dal luogo di residenza Avs è il partito più votato, con il 40 per cento delle preferenze.

Le posizioni chiare di Avs sul pacifismo non subiranno modifiche in sede europea, promettono dal partito. «Stare in un gruppo non significa stare in una caserma» ha detto Angelo Bonelli, che più di tutti andrà controcorrente all’interno del suo gruppo. I Verdi europei, che continueranno a essere a trazione tedesca, la vedono in maniera totalmente diversa, tanto da aver accettato una pioggia di critiche per la loro posizione filoucraina in patria.

La disponibilità dei Grünen a inviare armi a Kiev è fin dall’inizio del conflitto tra le più incrollabili, anche a rischio di andare allo scontro con il partner di coalizione, la Spd di Olaf Scholz: difficile che si trovi un compromesso con la linea di Bonelli e i suoi. Una prospettiva che non intimorisce, per ora, i rossoverdi. Piuttosto, suggerisce Piccolotti, «le sinistre progressiste pronte a fornire armi che hanno subito perdite in questa tornata elettorale riflettano sull’opportunità di continuare così e regalare consenso alle destre».

Le nostre analisi:

© Riproduzione riservata