Si è tenuto il 13 dicembre a Roma lo sciopero generale indetto da Cgil e Uil per protestare contro la legge di Bilancio del governo Draghi. Per le due sigle la manovra è «insoddisfacente», a causa dell'assenza di interventi per ridurre la precarietà la riforma delle pensioni.

Diversi settori lavorativi sono stati esentati dallo sciopero: settore sanitario, servizi postali, servizi pubblici essenziali e di igiene ambientale.

La Cisl ha deciso di non partecipare. Una spaccatura tra le grandi sigle sindacali non è nuova nella storia degli scioperi in Italia. 

1904: il primo sciopero generale

Il primo sciopero generale in Italia avviene nel 1904. Il 4 settembre a Burregu (Cagliari) l’esercito spara sui minatori in sciopero e ne uccide quattro, ferendone undici. La Camera del lavoro di Milano indice allora lo sciopero nazionale, promosso dai sindacalisti rivoluzionari di Arturo Labriola e dal Partito socialista italiano di Filippo Turati.

Aderiscono i lavoratori di tutte le categorie; l’Italia resta in uno stato di mobilitazione dal 16 al 21 settembre. Lo sciopero si conclude solo dopo l’impegno, da parte dei socialisti, a presentare in parlamento una proposta di legge per vietare l'uso delle armi alle forze dell'ordine durante gli scioperi. Subito dopo però Giolitti chiede al Re lo scioglimento delle Camere, e la promessa rimane inattuata.

1919-1920: il biennio rosso

Il biennio dal 1919 al 1920 l’Italia fu percorsa da una serie di lotte operaie e contadine, che culminarono con l’occupazione delle fabbriche nel settembre 1920. Lo sciopero agricolo tra Novara, Vercelli, Casale Monferrato, Mortara, Pavia e Voghera dura cinquanta giorni – dal marzo ad aprile 1920 – e coinvolge 180mila lavoratori. Uno dei conflitti sindacali più lunghi e radicali di tutta la storia del proletariato italiano.

L’espressione usata per definire quegli anni, “biennio rosso”, è dapprima usata in senso negativo per giustificare la reazione violenta che segue le lotte – protratta fino al fascismo – e viene poi ripresa dalla storiografia di sinistra degli anni Settanta assumendo connotazioni positive.

Già nel 1914 diverse regioni d’Italia vivono un “anticipo” del biennio, con la “settimana rossa” dal 7 al 14 giugno, con uno sciopero generale a seguito della morte di tre giovani manifestanti ad Ancona, uccisi dalla polizia mentre protestavano contro le riforme del governo Giolitti.

1948: gli scioperi contro l’attentato a Togliatti

Alle 11:30 del 14 luglio 1948 Palmiro Togliatti, segretario nazionale del Partito comunista italiano, subisce un attentato. Tre colpi di pistola sparati a distanza ravvicinata da un giovane anticomunista mentre esce da Montecitorio assieme alla compagna e collega Nilde Iotti. L’Italia piomba nel caos.

Nei giorni successivi vengono organizzate diverse manifestazioni, ci sono incidenti a Roma e La Spezia; a Napoli, Genova, Livorno e Taranto gli scontri causano vittime. Gli operai della Fiat di Torino sequestrano nel suo ufficio l'amministratore delegato Vittorio Valletta. Il democristiano Mario Scelba, ministro dell'Interno, ordina ai prefetti di vietare le manifestazioni, e il governo schiera l’esercito.

La situazione inizia a calmarsi quando si viene a sapere che Togliatti è vivo, e quando lui stesso – dal letto d’ospedale – manda un messaggio invitando alla calma. Da questo evento del dopoguerra nasce la prima importante spaccatura interna ai sindacati. La corrente democristiana, infatti, non aderisce agli scioperi e si stacca, fondando la Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori. Nasce la Cisl.

Gli anni Cinquanta e la nascita della Uil

Nel 1949 uno sciopero generale dei braccianti in Val Padana porta al ferimento della socialista Adele Toschi e di altre 30 persone a Molinella, in provincia di Bologna, mentre la mondina Maria Margotti viene uccisa da una raffica di mitra.

Gli scontri successivi all’episodio determinano una spaccatura interna alla Cgil: i socialdemocratici e repubblicani si staccano e costituiscono la Federazione italiana del lavoro (Fil), che l'anno successivo diventerà la Uil.

Nel 1953 gli scioperi più corposi avvengono contro la cosiddetta “legge truffa”, che introduce un forte premio di maggioranza in favore della lista – o del gruppo di liste collegate – che avesse superato il 50 per cento dei voti validi.

1960-1970: un decennio di scioperi

Le lotte sindacali del Sessantotto nascono già sei anni prima, con lo sciopero generale dei metalmeccanici a Milano e le proteste di Genova contro la convocazione del congresso del Movimento sociale italiano nella città partigiana ligure. Il 14 novembre Cgil, Cisl e Uil indicono uno sciopero generale sulla riforma pensionistica.

È il primo sciopero generale unitario dopo le scissioni che hanno portato alla formazione di Cisl e Uil. Gli anni dal Sessantotto al Settanta sono costellati di scioperi in tutta Italia. Il 6 luglio 1970 lo scontro sociale culmina nella caduta anticipata del governo di Mariano Rumor, dopo la proclamazione di un nuovo sciopero generale unitario per il 7 luglio.

1982: divisione delle sigle sulla scala mobile

Il 25 giugno Cgil, Cisl e Uil decretano lo sciopero generale a sostegno della vertenza per i rinnovi contrattuali, e per protestare contro la decisione di Confindustria di eliminare la scala mobile. Su questo punto si crea un’altra divisione tra le tre sigle. Due anni dopo la protesta unitaria, infatti, Cisl e Uil firmano un accordo sulla scala mobile col governo Craxi, il cosiddetto “decreto di San Valentino”. La Cgil sceglie di non firmare, e propone un referendum abrogativo. 

2002, contro l’articolo 18

Il 16 aprile l’Italia è ferma per il primo sciopero generale dopo vent’anni. Anche in questo caso c’è stata una rottura tra le sigle unitarie. Lo sciopero è infatti indetto dal segretario generale della Cgil Sergio Cofferati, contro la riforma dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori – avvenuta poi nel 2012 con la legge Fornero, ma poi dichiarata incostituzionale dalla Consulta. Luigi Angeletti della Uil e Savino Pezzotta della Cisl hanno invece firmato un “Patto per l’Italia” con Berlusconi. 

Il 19 marzo dello stesso anno viene assassinato a Bologna il giuslavorista Marco Biagi, ideatore di una legge legge cha ha portato a una maggior flessibilità dei contratti di lavoro, incrementando l’utilizzo di contratti part-time o temporanei, aumentando però contemporaneamente il tasso di occupazione femminile. L’omicidio è stato rivendicato dalle Nuove Brigate Rosse.

2014: Jobs Act e divisioni

Dopo gli scioperi del 2008 contro il governo Berlusconi, l'ultimo sciopero generale unitario di Cgil, Cisl e Uil risale a novembre 2013. Le sigle si scagliano contro la legge di stabilità del governo Letta. Nel 2014 Cgil e Uil chiamano i lavoratori a protestare contro il Jobs Act di Matteo Renzi – poi entrato in vigore l’anno dopo – e la politica economica del suo governo. Ancora una volta, la Cisl non si unisce.

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