Care lettrici e cari lettori,

la questione che ha condizionato la settimana è il caso di Alfredo Cospito, l’anarchico in carcere per strage e che da 106 giorni è in sciopero della fame contro il regime del 41bis a cui è sottoposto. Per questo quella di oggi è una newsletter quasi monografica, in cui trovate una serie di approfondimenti specifici sul caso, per capire meglio tutti i passaggi di questa vicenda che interroga le coscienze sia dal punto di vista giuridico che politico.

Il deputato di Fratelli d’Italia, Govanni Donzelli ha rivelato una relazione di servizio della polizia penitenziaria in merito alle conversazioni di Cospito con i detenuti con cui condivideva l’ora d’aria. Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, ha ammesso di aver fornito lui queste informazioni e ora è in discussione la loro divulgabilità.

Per valutare i pro e i contro del caso, propongo le due visioni opposte raccolte per Domani, una di Piercamillo Davigo che condivide la linea della fermezza e una di Gherardo Colombo, che ha firmato l’appello per togliere il 41bis a Cospito.

A proposito della divulgabilità delle relazioni di servizio, invece, l’ex magistrato Rosario Russo spiega perchè le relazioni di servizio su Cospito al 41bis non potevano essere rivelate.

Infine, altri due contributi dal mondo dell’avvocatura: l’avvocato Gigi Pansini ripercorre e fa un bilancio (negativo) dei dieci anni dall’approvazione della legge professionale forense.

L’avvocata e professoressa Silvia Segnalini, invece, analizza il caso It’s Art, il fallimento annunciato del Netflix della cultura italiana promosso dal ministero della Cultura.

Il caso Cospito

Vista la complessità della situazione, è necessario ripercorrerla dall’inizio per comprendere le responsabilità e come si è arrivati a questo punto di scontro. Per ogni approfondimento, trovate i link.

Alfredo Cospito è un detenuto anarchico, in galera dal 2012 per scontare prima la condanna a 10 anni e 8 mesi per la gambizzazione di un dirigente della Ansaldo, poi un cumulo di condanne per altri reati di 30 anni, che tuttavia non è ancora definitiva. La Cassazione, infatti, ha riqualificato il reato di strage semplice in strage contro lo Stato, che prevede l’ergastolo. Il processo è sospeso perchè la corte d’appello di Torino ha rinviato gli atti alla Consulta per valutare la possibilità di applicare una attenuante.

E’ al 41 bis dal maggio 2022, la misura è stata chiesta dalla Dna e firmata dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, perchè si è ritenuto pericoloso l’invio di materiale dal carcere a riviste anarchiche, che secondo i magistrati poteva istigare la commissione di nuovi attentati. Lui e la galassia anarchica, invece, sostengono che si tratta di un’ideologia senza leader e che quindi nessuno può dare ordini.

Da 106 giorni è in sciopero della fame contro il 41bis e il 4bis, rispettivamente il regime di carcere duro che riduce le visite, la socialità, l’ora d’aria e la disponibilità di materiale e comunicazioni esterne e il regime di carcere ostativo.

Ha iniziato lo sciopero nel carcere di Sassari, dove trascorreva la sua ora di socialità a rotazione con le cosiddette “dame di compagnia”, altri 4 detenuti al 41bis come lui e selezionati dall’amministrazione penitenziaria sulla base della diversità dei reati per cui erano stati condannati.

Da lunedì si trova nel carcere di Opera a Milano, perchè a Sassari mancava la struttura sanitaria per gestire la sua condizione di salute, sempre più precaria. Da quando ha iniziato lo sciopero ha perso 45 chili (ne pesava 118) e ha dichiarato che non assumerà più integratori, inoltre ha firmato una dat per dichiararsi contrario alla nutrizione artificiale, nel caso in cui perdesse conoscenza.

La sua situazione è pendente con due ricorsi per revocare il 41bis: uno davanti alla Cassazione, che deciderà il 24 febbraio e, nella migliore ipotesi per Cospito, rinvierà la rideterminazione del regime al tribunale di sorveglianza; uno davanti al ministero della Giustizia, che può revocare il 41bis sulla base dei pareri della magistratura (è controverso se vincolanti) entro il 12 febbraio.

Il caso Donzelli- Delmastro

Parallelamente allo sciopero della fame di Cospito, si è acceso lo scontro politico. 

Il governo con il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha infatti detto che manterrà la linea della fermezza, soprattutto alla luce degli attentati e disordini di questi giorni in solidarietà con Cospito.

Il ministro, tuttavia, deve decidere sul ricorso pendente davanti al suo ufficio e ha assunto i pareri della Dna (che sostiene l’utilità del 41bis ma non esclude una sua riqualificazione) quella del procuratore generale di Torino (contrario alla modifica del 41bis) e del tribunale di sorveglianza.

In parlamento, intanto, il deputato Giovanni Donzelli, che è fedelissimo della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha attaccato duramente il Pd. I deputati dem, infatti, erano andati in carcere a visitare Cospito per sincerarsi delle sue condizioni di salute e, secondo Donzelli, questo li avrebbe avvicinati agli anarchici e ai mafiosi che tramano per modificare il 41bis.

A sostegno della sua tesi («Il Pd dica se sta con lo Stato o con i terroristi») ha portato il contenuto di quella che si è scoperto essere una relazione di servizio della polizia penitenziaria. In questa relazione si dava conto dei dialoghi tra Cospito e i suoi compagni di detenzione, tra cui un mafioso e uno ‘ndraghetista, che lo incoraggiavano ad anadare avanti con lo sciopero della fame e lui gli rispondeva che lo stava facendo per abolire il regime per tutti e non solo per se stesso.

Donzelli, incalzato dalle opposizioni e che verrà giudicato dal giurì d’onore della Camera per le sue parole, ha rivelato come è entrato in possesso del testo: glielo ha fornito Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia e suo compagno di partito. Per questo entrambi sono finiti al centro della polemica: era o no divulgabile quella relazione di servizio?

Il ministro Nordio, in parlamento, ha detto che in linea di principio tutti gli atti che riguardano i detenuti al 41bis sono «sensibili» e dato mandato al suo capo di gabinetto di capire che tipo di atto fosse. Alla fine ha concluso ritenendo che il dcumento è «una scheda di sintesi del Nic non coperta da segreto. Non risultano apposizioni formali di segretezza e neppure ulteriori diverse classificazioni sulla scheda».

Era un atto divulgabile?

Il documento era stato inviato dal Dap a Delmastro, che aveva chiesto approfondimenti sul Cospito e poi ne ha rivelato il contenuto al compagno di partito che lo ha usato nello scontro politico in parlamento.

Secondo il comunicato di Nordio, «la natura del documento non rileva e disvela contenuti sottoposti al segreto investigativo o rientranti nella disciplina degli atti classificati». Questa è anche la tesi di Donzelli e Delmastro, che tuttavia si sono contraddetti più volte nelle loro ricostruzioni della vicenda, sostenendo inizialmente che quello divulgato sia un atto accessibile a tutti parlamentari, cosa che invece non risponde al vero.

Tuttavia, dal Dap, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (qui un approfondimento per capire perchè è un luogo così centrale) sono filtrate voci opposte, perchè sul documento è presente la dicitura «limitata divulgazione». 

Secondo il ministro, tuttavia, questa dicitura «esclude che la trasmissione sia assimilabile ad un atto classificato, trattandosi di una mera prassi amministrativa interna in uso al Dap a partire dall’anno 2019, non disciplinata a livello di normazione primaria».

In ogni caso, si pone una questione: se davvero una relazione di servizio su un detenuto al 41bis può essere nella disponibilità di tutti i parlamentari e divulgata a piacere, sarà d’ora in poi possibile richiederla direttamente? 

Il tema è molto politico e ha a che fare con il fatto che Delmastro è vicinissimo a Meloni e fargli perdere le deleghe al ministero della Giustizia sarebbe uno strappo molto forte, che il ministro Nordio – eletto con Fratelli d’Italia – deve valutare con attezione.

Nel frattempo, la procura di Roma ha aperto un’indagine a carico di Donzelli per rivelazione e utilizzazione di segreto d'ufficio. 

Anno giudiziario in Consiglio di Stato

Il 30 gennaio è stato inaugurato l’anno giudiziario in Consiglio di Stato, con l’insediamento del nuovo presidente, Luigi Maruotti. 

Nel suo bilancio, il neopresidente che detto che «la Giustizia amministrativa è una risorsa e non un freno per l'economia, una risorsa non solo necessaria sotto il profilo costituzionale, ma essenziale presidio di legalità e guardiano dell'effettivo soddisfacimento degli interessi pubblici».

Ha poi fornito dei dati: nel 2022 è stato abbattuto in modo consistente, «con una una sensibile diminuzione delle pendenze rispetto al 2021: presso le Sezioni giurisdizionali del Consiglio di stato, tale diminuzione al 31 dicembre 2022 è stata pari al 21,6%, il che ha consentito di raggiungere l'obiettivo intermedio previsto dal Pnrr».

La riduzione dell'arretrato ha caratterizzato anche i Tar, presso i quali le pendenze sono diminuite al 31 dicembre 2022 del 12,1%.

Tuttavia, ha aggiunto che una ulteriore accelerazione dei giudizi «si potrebbe ottenere con una riforma che meglio chiarisca i criteri di riparto della giurisdizione».

Cassa forense

Cassa forense ha dato il via libera alla rottamazione quater, ovvero la possibilità di definizione agevolata per le pendenze nel pagamento dei contribuiti, tuttavia non ha aderito allo stralcio automatico dei debiti fino a mille euro. Per tutte le informazioni, è disponibile una pagina sul sito di Cassa forense.

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