Messe in fila una dietro l’altra, sono davvero tante cle parole importate nell’ultimo decennio dal dibattito sui diritti civili. Alcune sono ormai di uso comune, molte altre possono suonare esotiche o farraginose. Inoltre è soggettiva l’accettazione, o il rifiuto, dei presupposti ideologici e delle implicazioni politiche di alcuni di questi termini, spesso associati alla cosiddetta cultura “woke”. Scopo di un dizionario, d’altronde, è proprio quello di fornire le basi di una lingua straniera: non d’imporla a chicchessia.

Opinione personale di chi scrive è che ognuno di questi termini attiri l’attenzione su un problema reale, ma che il loro accumulo produca un effetto fortemente “normativo”. A ogni modo questo piccolo glossario, pur non esaustivo, costituisce una mappa delle insidie che contraddistinguono la comunicazione contemporanea.

Offrendo delle definizioni stringate e anch’esse soggettive, non è immune dal rischio di offendere chi della precisione terminologica ha fatto la propria vocazione esistenziale o professionale. Impossibile in così poco spazio restituire la complessità di ognuno di questi temi, spesso associato a anni di lotte o di elaborazioni universitarie.

Abilismo. Calco di razzismo, indica la discriminazione nei confronti delle persone fisicamente o mentalmente disabili, ma viene più generalmente impiegato per stigmatizzare comportamenti che danno per scontata la norma e non tengono in debita considerazione i disabili. Vengono considerati abilisti tutti gli insulti che fanno riferimento a un disagio mentale o fisico.

Ace (asessuale). Nello spettro della diversità di orientamento sessuale definito dall’acronimo Lgbtq+ (v.) è inclusa anche l’asessualità, ovvero l’assenza di attrazione sessuale.

Afrodiscendente. Da preferire al termine “nero” o “di colore”.

Ageismo. Altro calco di razzismo, indica la discriminazione nei confronti delle persone anziane (o più generalmente la discriminazione in funzione dell’età).

Agency. Capacità di agire in maniera autonoma, spesso limitata dalla condizione di subalternità (v.).

Alleato. Si dice alleato di una minoranza (v.) qualcuno che, pur non appartenendole, ne appoggia attivamente le battaglie.

Appropriazione culturale. Assimilazione di elementi di un’altra cultura, come modi di vestire (es. abiti tradizionali) o di pettinarsi (es. trecce), ricette di cucina, eccetera. Viene considerata irrispettosa se viene fatta da una cultura dominante nei confronti di una minoranza (v.).

Bechdel (test di). Criterio per valutare se un’opera di finzione rispetta un criterio minimo di parità sessuale, in funzione della presenza di 1) un numero congruo di personaggi femminili (almeno due), 2) che dialogano tra loro, 3) su argomenti che non riguardino un uomo.

Blackface. Pratica con la quale negli Usa gli attori bianchi si dipingevano il volto di nero per interpretare gli afrodiscendenti (v.) in maniera caricaturale, il termine oggi definisce qualsiasi espediente per scurirsi la pelle al fine d’imitare un’altra persona. Per via delle memorie che risveglia nel contesto americano, la blackface è considerata profondamente offensiva anche alla periferia dell’impero.

Body positivity. Sensibilità che promuove l’accettazione dei corpi non-conformi (v.).

Bodyshaming. Stigmatizzazione dell’aspetto fisico di una persona. A partire dal suffisso “shaming” (umiliare) esistono diverse varianti, a partire da fatshaming, umiliazione a sfondo grassofobico (v.).

Cis (cisgender). Persona che si riconosce nel proprio sesso biologico, al contrario di una persona transgenere. Secondo alcuni attivisti, la condizione pur maggioritaria di maschio o femmina cis non dovrebbe essere data per scontata ma precisata. La condizione maggioritaria di cisgender eterosessuale è detta cishet.

Color blind. Incapacità di notare le ineguaglianze legate al colore e alla razza (v.).

Coming out. Rivelazione pubblica della propria omosessualità (erroneamente detto outing, che indica invece la rivelazione da parte di terzi). 

Deadnaming. Menzione del vecchio nome anagrafico di una persona dopo che questa lo ha modificato in seguito a una transizione di genere. Considerato hate speech (v.) nelle policy delle principali piattaforme social.

Decolonizzazione. Partendo dalla constatazione che nella società continuano a esistere dei rapporti di dominazione sostanzialmente di natura coloniale, si parla ad esempio di decolonizzare il canone artistico o la toponomastica delle città.

Diversity management. Adozione di politiche inclusive (v.) nelle aziende.

Dog whistle. Letteralmente “fischietto per cani”, indica l’insieme degli elementi di comunicazione che manifestano in maniera occulta un’appartenenza politica, solitamente di estrema destra.

Emancipazione. Liberazione dell’individuo o della minoranza (v.) dai rapporti di potere (es. razzismo sistemico, v.) che subisce.

Empowerment. Processo che porta una persona subalterna ad acquisire potere ed emanciparsi (v.).

Eurocentrismo. Centralità della norma europea (o più generalmente, occidentale) nel giudicare gli usi, le tradizioni o la produzione culturale del resto del mondo.

Essenzialismo. Visione normativa (v.) del mondo incapace di coglierne sfumature e fluidità (v.).

Femminismo bianco. Attivismo disattento alle istanze delle minoranze (v.) ed eventualmente alle ineguaglianze di classe.

Fluido. Identità di genere non-binaria (v.) e mutevole.

Gaslighting. Manipolazione psicologica che spinge l’interlocutore a dubitare di sé stesso, caratterizza le relazioni dette tossiche (v.).

Giustizia sociale, giustizia climatica. Obiettivi politici degli attivisti.

Grassofobia. Calco di xenofobia e di omofobia, più che una forma di paura indica la discriminazione nei confronti di persone considerate sovrappeso.

Green/Pinkwashing. Strategia di marketing che consiste da parte di un’azienda nell’abbracciare cause ecologiche, femministe, o queer (v.) a fini utilitaristici.

Hate speech. Discorso discriminatorio nei confronti di minoranze (v.).

Identità. Nell’accezione diffusa a partire degli anni 1990 negli Usa e in Canada, appartenenza di una persona a una comunità.

Identità di genere. Percezione che ogni persona ha della propria appartenenza al genere maschile o femminile, o eventualmente del proprio posizionamento lungo uno spettro maschio-femmina.

Incel (involuntary celibate). Maschio cishet (v.), respinto dal genere femminile, che sviluppa un’ideologia maschilista e pessimista.

Inclusivo. Contrario di escludente, comportamento che esprime il rispetto della diversità.

Intersezionalità. Approccio che consiste nel prestare attenzione alla sovrapposizione di diverse identità per ottenere delle matrici di discriminazione articolate.

Interiorizzare. Assimilare inconsapevolmente un tratto ideologico. Ad esempio, “misoginia interiorizzata”.

Invisibilizzazione. Meccanismo sociale che occulta i problemi e le rivendicazioni di una minoranza (v.). Meccanismo simile è quello che consiste nel silenziare.

Lgbtq+. Sigla variamente estensibile che indica l’insieme delle minoranze di genere e di orientamento alternative all’eterosessualità: lesbiche, gay, bisessuali, transgenere (v.), queer (v.), eccetera.

Liberale. Nell’accezione woke (v.) indica un progressismo puramente formale che rifiutando la prospettiva intersezionale (v.) non tiene conto dei problemi specifici delle minoranze (v.). Ad esempio, “femminismo liberale”. Più generalmente va inteso come il contrario di radicale, ergo moderato.

Male gaze. Lo sguardo maschile, spesso sessualizzante (v.), viene considerato come il punto di vista dominante.

Manel o All-male-panel o Sagra della salsiccia. Evento al quale partecipano esclusivamente o prevalentemente dei maschi.

Mansplaining. Propensione di alcuni uomini a manifestare un senso di superiorità sulle donne spiegando loro cose anche quando non le padroneggiano più di loro.

Microaggressioni. Comportamenti discriminatori di piccola portata, che facendo massa contribuiscono tuttavia a definire un contesto di esclusione.

Minoranza. Gruppo o comunità considerata subalterna (v.).

Misgendering. Riferirsi a una persona con un genere diverso da quello in cui si identifica, è anche questo considerato hate speech (v.).

Narrativa. In italiano, narrazione.

Neuroatipico o neurodivergente. Persona non-conforme (v.) alla norma neurologica.

Non-conforme. Estraneo alla norma dominante.

Non-binario. Persona che non s’identifica nei due generi maschio e femmina.

Normativo. Si considera normativo il modello culturale prevalente. Per estensione: “eteronormativo”, modello di sessualità imposto.

Normalizzare. Banalizzare.

N-word. La “parola con la n” è quella con cui negli Usa vengono chiamati i neri in maniera dispregiativa, e per estensione può indicare l’equivalente italiano. L’uso di questo giro di parole risponde alla convinzione, sempre più diffusa almeno negli Usa, che pronunciarla o riportarla sia offensivo anche se contestualizzata come citazione.

Oggettificare. Considerare una persona come oggetto, negando la sua soggettività.

Patriarcato. In senso stretto, indica un sistema sociale arcaico fondato sulla prevalenza giuridica del padre, ma nell’attivismo contemporaneo serve a denunciare il privilegio (v.) associato alla condizione maschile.

Poliamoroso (poly). Attrazione romantica o relazione consensuale tra più di due persone, di qualunque sesso e genere. In quanto condizione estranea alla norma sessuale maggioritaria, viene considerata all’interno dello spettro Lgbtq+ (v.) come non-monogamia etica.

Politicamente corretto. “Non esiste”.

Postcoloniale. Condizione della società dopo la fine del colonialismo europeo. 

Privilegio. Vantaggio sociale derivante dall’appartenere a un gruppo – di genere, classe, etnia, religione, eccetera – dominante.

Problematico. Eufemismo: comportamento, opera o individuo non inclusivo (v.).

Queer. Termine generico che indica informalmente chi appartiene alla comunità Lgbtq+ (v.).

Razza. Riferito agli esseri umani, il termine era caduto in disuso dappertutto tranne che negli Usa, da dove è ritornato di moda per indicare alcuni macro-gruppi solitamente caratterizzati dalla diversa pigmentazione della pelle e, di conseguenza, da gradi differenti di privilegio (v.).

Razzializzato. Assegnato socialmente a una razza, ad esempio percepito come “nero”.

Razzismo istituzionale. Discriminazione da parte delle istituzioni pubbliche nei confronti di una minoranza (v.).

Razzismo sistemico. Quando la discriminazione non è intenzionale, ma prodotta da abitudini consolidate e meccanismi impersonali, essa viene detta sistemica.

Riconoscimento. Conquista di una dignità sociale pari a quella degli altri soggetti.

Safe space. Contesto in cui le persone appartenenti a minoranze (v.) possono ritenersi al riparo da eventuali micro-aggressioni (v.).

Separatismo. In accezione positiva, strategia che prevede una segmentazione delle lotte politiche (ed eventualmente degli spazi fisici) in funzione della propria identità (v.).

Self-id. Principio secondo cui ogni persona dovrebbe poter stabilire in totale autonomia la propria identità di genere e godere degli effetti sociali annessi, senza ulteriori requisiti medici o legali.

Sessualizzare. Forma di oggettificazione (v.) che consiste nel sottolineare l’attrattività sessuale di una persona, attraverso rappresentazioni o discorsi, fuori dal contesto sessuale e senza il suo consenso.

Sex worker. Prostituta, prostituto, pornostar e simili.

Slur. Insulto.

Slutshaming. Stigmatizzazione del comportamento o dell’abbigliamento di una donna assimilandola a una prostituta. 

Social Justice Warrior. Termine dispregiativo con cui vengono definiti gli attivisti woke (v.) che si battono per la giustizia sociale (v.).

Soggettività. In italiano, soggetto o insieme di soggetti.

Specismo. Calco di razzismo, indica la discriminazione nei confronti degli animali.

Studi culturali. Indirizzo accademico, entro cui sono stati elaborati molti dei termini di questo glossario, che indaga sul sostrato ideologico della cultura di massa.

Stupro (cultura dello). Insieme di consuetudini sociali e rappresentazioni collettive che contribuiscono a banalizzare la violenza degli uomini sulle donne.

Subalterno. Condizione di un individuo o di una minoranza (v.) dominata.

TERF. Termine dispregiativo con cui vengono definite alcune posizioni femministe (F), considerate radicali (R) e trans-escludenti (TE).

They o Loro. Pronome plurale impiegato, se usato al singolare, per segnalare un genere non-binario.

Tokenismo. Concessione insincera o esibizione ostensiva di solidarietà per una causa.

Tossico. Aggettivo che indica la natura asociale di un comportamento, ad esempio “maschilismo tossico”.

Transgenere. Il termine fa riferimento alla percezione dell’identità di genere (v.) e ha un’accezione più ampia di transessuale, che indica solo chi ha attraversato una transizione (v.) medicale.

Transizione. Percorso psicologico e/o sociale e/o giuridico e/o farmacologico e/o chirurgico attraverso il quale una persona modifica il proprio genere e/o adatta il proprio corpo alla propria identità di genere.

Trigger Warning (TW). Avvertenza riguardo alla presenza di temi sensibili.

Victim blaming. Stigmatizzazione del comportamento della vittima di una violenza o di un sopruso.

Violenza simbolica. Viene praticata attraverso il linguaggio o le micro-aggressioni (v.).

White Saviorism. Sindrome del salvatore bianco, indica una certa retorica ingenua sugli afrodiscendenti (v.) che volendo essere progressista risulta invece irrimediabilmente paternalista.

Woke. Il termine, con il quale in passato si autodefinivano gli attivisti stessi, ha fatto in tempo ad assumere una connotazione dispregiativa e poi, per inversione dello stigma, nuovamente positiva. Ad ogni modo non sembra essercene uno più neutro per definire la convergenza, mediata dall’attivismo digitale della generazione Z, tra le rivendicazioni delle minoranze (v.) e le istanze modernizzatrici del progressismo Usa.

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