Attorno alla figura del supercoach, che bazzica il grande tennis da ormai più di quarant’anni, la curiosità è diventata quasi morbosa. Il numero uno al mondo ha un enorme debito di riconoscenza verso di lui. Nel pomeriggio di domenica la conferma dell’australiano: «Sono un uomo di parola, abbiamo avuto un piccolo screzio prima della finale di Wimbledon e lui deve decidere cosa farò l'anno prossimo»