La Germania ha votato per stabilire chi guiderà una cesura storica, ovvero la successione di Angela Merkel, che è stata cancelliera per 16 anni. Erano oltre 60 milioni i tedeschi chiamati alle urne oggi, domenica 26 settembre, per le elezioni generali che stabiliranno la composizione del nuovo parlamento federale, il Bundestag, che a sua volta dovrà poi votare il cancelliere o la cancelliera che guiderà il paese per i prossimi quattro anni.

Gli exit poll e le proiezioni

Alle 18 in punto sono stati chiusi i seggi in tutta la Germania. Questi i primi exit poll, che possono dare le prime indicazioni sulle preferenze espresse dai cittadini e sulle possibili future alleanze per formare un governo: Spd 25 per cento, Cdu-Csu 25 per cento, Verdi 14,5 per cento, partito liberaldemocratico Fdp 11 per cento, l'estrema destra di Alternative für Deutschland (Afd) 11 per cento, Die Linke 5 per cento (al limite della soglia di sbarramento).

Secondo le proiezioni dell'emittente tedesca Zdf, la Spd di Olaf Scholz sarebbe in lieve vantaggio con il 25,8 per cento dei voti sulla Cdu-Csu di Armin Laschet data al 24,2 per cento. I Verdi avrebbero ottenuto il 14,7 per cento, i liberali (Fdp) l'11,8. Seguono Afd (10,1 per cento) e Linke (5 per cento). Se venisse confermata, si tratterebbe della peggiore performance elettorale federale del blocco conservatore. Al momento il peggior risultato per la Cdu-Csu risale al 1949, quando ottenne il 31 per cento dei voti.

Le prime reazioni

«Faremo tutto il possibile perché si possa creare un governo sotto la guida» del blocco conservatore Cdu-Csu, ha detto invece il candidato Armin Laschet. «La Germania ha ora bisogno di una coalizione per il futuro che possa modernizzare il Paese, una coalizione per maggiore resilienza». Il segretario generale della Cdu, Paul Ziemiak, si è espresso a favore di una coalizione “Giamaica” tra l'Unione Cdu-Csu (nera), i Verdi e i liberali dell'Fdp (gialli): «C'è la possibilità di una futura coalizione con Verdi e liberali», ha detto citato da Der Spiegel. Zemiak ha parlato di «perdite amare» di voti: «Bisogna lavorare su questo». 

La Spd, per bocca del suo segretario generale Lars Klingbeil, rivendica un incarico di cancelliere per il candidato socialdemocratico Olaf Scholz a seguito dei primi exit poll: «La Spd è tornata», ha detto. E ancora: «Sapevamo che sarebbe stato un testa a testa, ma chiaramente la Spd ha l'incarico di governo, vogliamo che Scholz diventi cancelliere». Lo stesso Scholz ha parlato poco dopo: «Sarà una serata lunga, ma i cittadini vogliono un cambiamento e mi vogliono cancelliere. Adesso aspettiamo il risultato definitivo e poi ci mettiamo al lavoro», ha detto.

La candidata alla cancelleria dei Verdi, Annalena Baerbock, ha parlato di numeri «fantastici» ottenuti dal suo partito: «Abbiamo un mandato per il futuro. Il paese ha bisogno di un nuovo inizio e di un governo del clima». Il segretario dei Verdi Michael Kellner si è detto invece deluso per la prestazione del suo partito dopo i primi exit poll: «Abbiamo fatto progressi significativi ma faccio fatica a essere entusiasta, le aspettative erano decisamente più alte», ha aggiunto Kellner citato da Der Spiegel, che poi ha chiarito che resta «una chiara preferenza per una coalizione con l'Spd», rispondendo a Zemiak (Cdu) che invece ha espresso la sua preferenza per una coalizione Giamaica, coinvolgendo proprio i Verdi. 

I flussi elettorali

In base ai primi dati emersi, secondo quanto riporta Die Welt, rispetto al 2017 la Cdu perde 1,4 milioni di elettori cedendoli alla Spd, un milione cedendoli ai Verdi e 340mila cedendoli ai liberali Fdp. Sempre secondo Die Welt, l'aumento di voti della Spd arriva non solo dal blocco conservatore ma anche dalla sinistra radicale di Die Linke, che avrebbe ceduto ai socialdemocratici circa 600mila voti.

I pronostici

Il favorito nei sondaggi è il candidato della Spd, il partito socialdemocratico di sinistra, Olaf Scholz, mentre i conservatori della Cdu/Csu presentano Armin Laschet, che nelle ultime settimane sembra aver recuperato qualche punto. La candidata dei Verdi, Annalena Baerbock, dopo un avvio sfolgorante in campagna elettorale è precipitata nei sondaggi. Ma il suo partito potrebbe essere comunque decisivo per formare la coalizione di governo. L’unica certezza dei sondaggisti è che l’incertezza domina: il 40 per cento degli elettori tedeschi è arrivato al giorno delle elezioni senza un’idea chiara su chi votare.

L’affluenza

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Le aspettative sull’affluenza sono molto alte e, secondo gli analisti, si potrebbe superare il dato già buono del 2017, quando si recarono alle urne il 76,2 per cento dei cittadini tedeschi. 

Secondo le prime proiezioni rese note dai media tedeschi, tuttavia, l'affluenza alle urne per le elezioni federali fino alle 14 è stata del 36,5 per cento degli elettori, in calo rispetto al 41,1 per cento segnalato allo stesso orario nella tornata elettorale precedente del 2017. Nel conteggio, però, non sono stati inclusi i voti espressi per posta che si preannunciano moltissimi, anche a causa del Covid-19. Si prevede infatti che siano oltre il 40 per cento del totale i voti che arriveranno per posta (rispetto al 28,6 per cento del 2017).

I media locali hanno anche pubblicato alcuni dati sull’affluenza nelle singole regioni. Nella Renania settentrionale-Vestfalia ha votato finora quasi il 45 per cento degli aventi diritto, rispetto al 40 per cento del 2017. A Berlino, l'affluenza è del 27,4 per cento (27,2 nel 2017). I media locali registrano finora un'affluenza del 36,56 per cento in Bassa Sassonia, rispetto al 32,08 per cento delle ultime elezioni. E nello stato di Brema, il 27,2 per cento degli aventi diritto si è già recato alle urne (allo stesso orario, nel 2017, si era sul 27,1 per cento).

La gaffe di Laschet sulla scheda

Gaffe del candidato alla candelleria di Cdu-Csu Armin Laschet. Il governatore della Renania settentrionale-Vestfalia ha piegato male la scheda elettorale quando ha votato per le elezioni federali mostrando a chi era presente, fotografi compresi, il voto espresso, che per legge deve rimanere segreto. L'accaduto non è passato inosservato ai media tedeschi, tra cui Bild che ha sollevato dubbi sulla validità del voto. Poco dopo l'Ufficio federale elettorale della Germania ha chiarito che il voto espresso dal candidato alla cancelleria è valido.

Risultati in bilico, dilemma alleanze

14/03/2018 Berlino, a 171 giorni dalle elezioni, Angela Merkel, leader conservatrice, è stata eletta per la quarta volta cancelliera federale della Germania. Il momento del giuramento

Chi vince e chi perde dovrebbe essere chiaro entro poche ore dalla chiusura dei seggi, ma per conoscere il nome del nuovo cancelliere potrebbero volerci settimane o mesi. Il sistema elettorale tedesco, proporzionale seppur con delle correzioni, produce infatti governi di coalizione.

Difficilmente subito dopo il voto si riesce già a conoscere il nome del nuovo cancelliere, perché è raro che si creino governi monocolore. Proprio per questo motivo, per indicare le possibili formazioni si usano dei nomi che richiamano i colori dei singoli partiti che si potrebbero unire (nero per il blocco conservatore Cdu/Csu, rosso che indica sia i socialdemocratici della Spd sia la sinistra radicale Linke, giallo per i liberali della Fdp e naturalmente verde per i Verdi). Il ventaglio di alleanze possibili in questa tornata elettorale è molto ampio: 

  • Kenya (nero, rosso, verde): la Germania negli ultimi otto anni è stata guidata da una Grande coalizione composta da blocco conservatore e socialdemocratici: far entrare i Verdi potrebbe garantire una maggioranza sicura, ma Spd e Cdu sono in testa a testa nei sondaggi e naturalmente chi sarebbe chiamato a scegliere il cancelliere farà la differenza.
  • Semaforo (rosso, giallo, verde): un'ipotetica coalizione fra Spd, liberali della Fdp e Verdi, anche questo eventualmente un inedito a livello federale, in passato è stato escluso dalla Fdp, ma stavolta i liberali (che non hanno partecipato all'ultimo governo) non escludono nessuna opzione.
  • Giamaica (nero, giallo, verde): un'alleanza fra blocco conservatore, liberali della Fdp e Verdi sarebbe un inedito a livello federale: nel 2017 fu proprio un crollo dei negoziati per una coalizione Giamaica a far protrarre per molti mesi la formazione di un nuovo governo dopo le elezioni (le elezioni si tennero il 24 settembre del 2017 e il Bundestag elesse Merkel per il quarto mandato da cancelliera il 14 marzo del 2018). Verdi e Fdp, infatti, divergono su diversi aspetti. A far saltare le trattative nel 2017 fu il leader dei liberali Christian Lindner, che adesso punta però a far tornare il suo partito al potere.
  • Germania (nero, rosso, giallo; o rosso, nero giallo a seconda di chi arriverà in testa): una combinazione fra blocco conservatore Cdu/Csu, centro-sinistra della Spd e liberali Fdp potrebbe numericamente funzionare.
  • Rosso-rosso-verde: un'alleanza di Spd, Linke e Verdi è lo spettro che viene agitato dai conservatori quando i sondaggi danno in vantaggio la Spd. Condizione di base affinché sia uno scenario possibile è però innanzitutto che Die Linke superi la soglia di sbarramento del 5 per cento per l'ingresso al Bundestag.
  • Kiwi o nero-verde: un'alleanza soltanto fra Cdu e Verdi al momento sembrerebbe improbabile che riesca a ottenere una maggioranza.

Solitamente il candidato cancelliere o la candidata cancelliera del partito che ottiene il maggior numero di seggi al Bundestag guida i colloqui con i leader dei partiti con cui intende lavorare, ma non necessariamente è così. Naturalmente le probabilità di uno scenario rispetto a un altro dipendono in gran parte da chi sarà chiamato a guidare i colloqui: in caso di vittoria della Spd, quest'ultima probabilmente guarderebbe come primo alleato ai Verdi e come eventuale secondo ai liberali (che potrebbero accettare pur di scongiurare un esecutivo con Die Linke); in caso di vittoria dei conservatori, invece, la Cdu guarderebbe probabilmente ai liberali come primo alleato. Una cosa è certa: nessuno intende allearsi con l'estrema destra xenofoba di Alternativa per la Germania (AfD).

Il vecchio governo rimane in carica finché il nuovo non è pronto. Se falliscono due tentativi di eleggere un cancelliere a maggioranza, la Costituzione permette al presidente di nominare il candidato che abbia ottenuto la maggior parte dei voti nella terza votazione oppure di sciogliere il Bundestag per andare a nuove elezioni: questo finora non è mai successo.

I candidati

(AP Photo/Martin Meissner, File)

I partiti in corsa alle elezioni sono 47, ma pochi hanno realisticamente possibilità di superare la soglia di sbarramento del 5 per cento per entrare al Bundestag.

Sono tre i partiti che presentano un candidato alla cancelleria: il blocco conservatore di Merkel (composto da Cdu e Csu), che corre con Armin Laschet; la Spd, che corre con l'attuale ministro delle Finanze Olaf Scholz; e i Verdi, che corrono con Annalena Baerbock.

Gli altri partiti che potrebbero entrare in coalizione sono: il partito liberaldemocratico Fdp e i socialisti di Die Linke. Nessuno invece intende allearsi con l'estrema destra xenofoba di Alternativa per la Germania (AfD).

Come si vota

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Si vota con un sistema proporzionale. Per entrare in Parlamento bisogna superare la soglia di sbarramento del 5 per cento. Vengono assegnati con sistema proporzionale 598 seggi (che è il numero minimo di deputati del Bundestag). In virtù del complesso sistema e dei suoi correttivi, inoltre, possono essere eletti deputati aggiuntivi: si tratta dei cosiddetti Überhangmandate e Ausgleichsmandate. In virtù di questi correttivi, il Bundestag uscente è attualmente composto da 709 parlamentari, un numero record (631 nella legislatura precedente).

La Germania è divisa in 299 circoscrizioni elettorali, ognuna delle quali deve avere un numero di abitanti pressoché simile (più o meno un parlamentare ogni 250mila abitanti). Per scegliere i deputati del Bundestag, ogni elettore esprime due voti: con il primo vota un candidato e con il secondo un partito. In pratica, sulla prima scheda sceglie direttamente un candidato della sua circoscrizione, e in questo modo si scelgono 299 seggi (a maggioranza semplice); sulla seconda scheda, invece, vota la lista di un partito del suo Land, cioè della sua regione (in totale in Germania ci sono 16 Laender), contribuendo così sia all'assegnazione di almeno altri 299 seggi, sia a decidere il peso reale di ogni forza politica nel nuovo Bundestag. È infatti questo secondo voto a stabilire l'effettiva distribuzione dei seggi in Parlamento.

I seggi vengono distribuiti fra i partiti che abbiano superato la soglia di sbarramento del 5 per cento nel secondo voto, quello di lista, o che abbiano ottenuto almeno tre seggi nel voto diretto per circoscrizione.

Uno dei correttivi è il seguente: se un partito ottiene grazie alla prima scheda più seggi eletti direttamente rispetto a quelli che gli spetterebbero in base ai risultati delle sue liste (cioè in virtù della seconda scheda), allora si amplia il numero dei deputati del Bundestag in modo da mantenere la proporzione fra i partiti, assegnando appunto altri seggi. Sono questi i cosiddetti Überhangmandate e Ausgleichsmandate.

Visto il funzionamento del sistema elettorale, quello che a volte succede è che gli elettori esprimono una sorta di voto disgiunto votando nella prima scheda per un candidato dei partiti principali (per esempio della Cdu o della Spd), che hanno più possibilità di essere eletti, e nella seconda scheda per il loro partito più piccolo preferito (come per esempio i liberali della Fdp, i Verdi, la sinistra radicale di Die Linke o l'ultradestra dell'AfD). In questo modo l'elettore orienta di fatto la formazione della coalizione, segnalando quale sarebbe il suo partner preferito di un'eventuale coalizione.

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