Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata su Luigi Ilardo il pentito di mafia che aveva deciso di collaborare con la giustizia e che è stato ucciso il 10 maggio del 1996, cinque giorni prima di entrare nel programma di protezione. Ilardo stava portando gli investigatori verso il latitante Bernardo Provenzano.


Lo uccidono il 10 maggio 1996, di sera, a Catania.

Luigi Ilardo sta rincasando, scende dall'auto, poi gli spari.

Le sue figlie, Luana e Francesca, corrono. E corre anche Cettina, la seconda moglie. Urlano, sono disperate, lo accarezzano. Ma non c'è nulla da fare. Luigi Ilardo è morto.

Chi è quell'uomo a terra? E' un boss di Cosa Nostra, imparentato con i Madonia di Vallelunga – Ilardo è cugino di “Piddu”, il numero due della Cupola ai tempi di Tòtò Riina - un legame che gli ha permesso di scalare il mandamento di Caltanissetta. Fino al vertice.

Ha già trascorso una decina di anni in cella, in Puglia, all’Ucciardone, all’Asinara. Sembra a tutti un regolamento di conti tra mafiosi. Ma non è così: Luigi Ilardo muore perché voleva cambiare vita. Per amore delle sue figlie. E perché non credeva più in quella Cosa Nostra.
Aveva deciso di fare l'infiltrato per conto dello stato all'interno della mafia.

Per tre anni collabora con “Bruno”, nome in codice del colonnello Michele Riccio dei Ros, i reparti speciali dei carabinieri. E proprio a ”Bruno”, pochi giorni prima di morire, aveva confidato: «Ho deciso di collaborare con la giustizia dando la mia disponibilità, anche perché voglio chiudere definitivamente con il mio passato e avere la fortuna di passare ciò che mi rimane di vivere tranquillo vicino ai miei figli. L’unica cosa che mi ha spinto è stata, effettivamente, la ricerca della normalità della mia esistenza».

Era a un passo, sarebbe entrato nel programma di protezione il 15 maggio. Ancora cinque giorni. Ma lo uccidono prima.
C’è qualcuno che lo “vende”, che fa sapere ai boss che Luigi Ilardo sta raccontando i segreti di Cosa Nostra fuori da Cosa Nostra. Perché? Lui stava portando gli investigatori sulle tracce di Bernardo Provenzano, un fantasma. E stava per svelare anche i retroscena delle stragi del 1992. Troppo pericoloso per lasciarlo in vita.

Personaggio per molto tempo dimenticato, Luigi Ilardo è stato al centro dell'inchiesta sulla trattativa stato-mafia dei pubblici ministeri di Palermo, quella conclusa con una sfilza di condanne in primo grado e una sfilza di assoluzioni in appello.
In questa serie del Blog Mafie pubblichiamo stralci del libro “Luigi Ilardo. Omicidio di Stato” (edizioni Chiarelettere) scritto da Anna Vinci con la testimonianza della figlia Luana.

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