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Serena Dandini: «Nel 2013 ho scritto “Ferite a morte” perché parlare di femminicidio era considerato assurdo»

Serena Dandini, ospite del Il Domani delle donne, dialogando con il direttore Emiliano Fittipaldi, parla del suo libro “Ferite a morte”, pubblicato nel 2013 e recentemente ristampato. «Perché l’ho scritto? È nato da una rabbia. La mia amica Maura Misiti mi invitava ai convegni e vedevamo tutti questi numeri… Ma non si poteva parlare di femminicidio, sembrava un’assurdità. Quindi ho pensato: ci vuole qualcosa che entri nel cuore, nello stomaco, nel cervello delle persone. Bisogna raccontare le vite di queste donne. E quindi mi sono inventata un paradiso dove tutte le donne vittime di femminicidio narravano la loro vita. Volevo raccontare che il femminicidio è la punta di un iceberg, la fine di una catena di soprusi, violenze, molestie. Ma nella vita di tutte le donne, senza arrivare alla morte, può succedere quello accade nelle loro biografie. Era anche un modo per dire: scappate prima. Accorgetevi degli amori tossici, degli amori malati».

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