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Martina Oppelli, tetraplegica: "Vorrei morire col sorriso sul viso nel mio paese"

“Sono arrivata ad un punto in cui il dolore è devastante: io ormai muovo solo la testa, riesco ancora a lavorare tramite i comandi vocali, ma la fatica è tanta e non ce la faccio più. La mia non è una scelta di disperazione, ma una scelta d'amore verso la vita che ho avuto”. Così Martina Oppelli, architetta, tetraplegica e affetta da sclerosi multipla, durante un incontro con la stampa a Trieste. Orpelli ha diffidato l'Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI) dopo il diniego alla sua richiesta di accesso al “suicidio medicalmente assistito”, legale in Italia a seguito della sentenza di incostituzionalità Cappato\Antoniani (sentenza 242 del 2019). In un video appello reso noto con l’Associazione Luca Coscioni dichiara che presto potrebbe essere costretta ad andare in Svizzera per accedere alla morte volontaria assistita. “Non chiamatelo suicidio, io non sono una sucida. Nella legge che voi parlamentari state discutendo ora sul fine vita, vi chiedo di tenere conto di ogni aspetto, di ogni dolore. Ogni dolore va rispettato. E non parlate più di suicidio perché non lo è. Si parla di eutanasia, di buona morte. Vorrei morire col sorriso sul viso nel paese dove ho scelto di vivere. E di pagare le tasse”.

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